Principi di yoga funzionale [Gilda Giannoni]

Il concetto di salute, in continua evoluzione, negli ultimi anni si è ampliato per sottolineare che la semplice assenza di malattia non corrisponde a uno stato di benessere.

Sapere che una persona non è affetta da particolari patologie ci dice relativamente poco rispetto a come si sente, all’energia che dedica alle attività quotidiane e alla pienezza con cui vive ogni giornata. Stiamo bene se raggiungiamo uno “stato di completo benessere fisico, mentale e sociale”. Ognuno di questi piani influenza gli altri, in un complesso intreccio in cui il contributo di ciascuna dimensione dipende da come interagisce con le altre. Principi di yoga funzionale si inserisce coerentemente in questo processo, condividendone i principi di base e facendo un passo avanti verso una definizione di salute che ruota intorno all’idea di connessione.

Ed è proprio questo il fulcro su cui si organizza il testo, nel quale i collegamenti tra i vari piani dell’esistenza individuale vengono sottolineati attraverso le tecniche presentate e collocati in un “organismo mondo” in cui, ancora una volta, tutto è connesso.  Il testo ci ricorda che di fronte a ogni disturbo abbiamo a disposizione diversi percorsi. Si tratta quindi di scegliere una combinazione strategica di queste tecniche, in linea con il principio di “risparmio energetico” che caratterizza la disciplina yoga.

Principi di yoga funzionale ci accompagna in un viaggio articolato in diverse tappe, seguendo il percorso tipico dello yoga: dalla presa di consapevolezza della parte
più superficiale e concreta dell’organismo fino ad arrivare alla mente. Pur privilegiando
l’aspetto funzionale delle tecniche descritte, i riferimenti ai testi antichi dello
yoga, alla filosofi a classica e alla Medicina Tradizionale Cinese (MTC) si integrano con le prospettive della medicina occidentale e della psicologia, evidenziandone i principi
comuni e fornendo una prospettiva multi-sfaccettata e organica al tempo stesso.
Dopo una prima parte in cui viene presentata l’idea di malattia secondo lo yoga
e i principi fondamentali della disciplina, segue una sezione dedicata alle applicazioni.

Ogni capitolo è focalizzato su un segmento o su funzioni specifiche del corpo
o della mente, e ci accompagna nella scoperta dei contenuti fornendo innanzitutto
una base anatomica e fisiologica, per poi fare una rassegna dei principali disturbi
che possono alterare tali funzioni. A questo seguono i “rimedi yogici”, ovvero la
presentazione delle principali tecniche yoga con le quali si può curare il disturbo o
attenuarne le conseguenze. Le tecniche presentate sono accompagnate da una grande
quantità di immagini, in alcuni casi ripetute attraverso i capitoli, a sottolineare
ulteriormente i diversi effetti che la stessa pratica può avere su muscoli, fasce che li
collegano, scheletro, apparato digerente e respiratorio e, in ultima analisi, sull’energia
complessiva che abbiamo a disposizione (vitalità). Brevi ed efficaci didascalie
evidenziano come, ad esempio, la pratica di dhanur-āsana (posizione dell’arco) possa
rafforzare i muscoli lombari e dorsali, promuovere il corretto posizionamento
della lingua, migliorare la meccanica respiratoria, e dare forza nel perseguimento
dei propri obiettivi di vita.

Conclusa la panoramica delle tecniche specifiche, i diversi tasselli della disciplina
vengono rimessi insieme per sottolineare come lo yoga funzionale promuova la
conoscenza e la realizzazione delle nostre potenzialità come persone, andando ben
oltre il trattamento di specifici disturbi.

I contenuti sono adatti a persone con diversi livelli di esperienza.
Praticanti di lunga data e insegnanti troveranno moltissimi spunti per rendere
la pratica personale o quella proposta agli allievi più consapevole, efficace,
creativa e strategica. Chi si avvicina alla disciplina per la prima volta, può iniziare
da qui il suo viaggio avendo chiara la logica che guida la disciplina. La descrizione
di varianti e adattamenti sottolinea come la pratica si possa plasmare sulla base di
caratteristiche personali.

Principi di yoga funzionale illustra le potenzialità della disciplina sottolineandone
anche i limiti, contrastando la tendenza a presentare lo yoga come una panacea per tutti i mali, senza per questo sminuirne il valore e l’efficacia. Se è vero infatti
che assenza di malattia non significa benessere, è anche vero che la presenza di
un disturbo non annulla la nostra capacità di stare bene se la problematica viene
accettata e inserita in un percorso di crescita personale.
Nel ricordarci che tutto è collegato, i passaggi finali sottolineano come sia proprio
la consapevolezza acquisita con la pratica a guidarci nel mantenimento di corretti
atteggiamenti fisici e mentali nella vita di tutti i giorni.

In un mondo che tende verso l’individualismo e la ricerca di soluzioni specifiche
per problemi singoli, ricordare che tutto è collegato, nel nostro corpo così come sul
pianeta in cui viviamo, ha un grande potenziale trasformativo. I concetti di benessere
individuale e collettivo smettono di apparire in contrasto grazie a uno dei principi
cardine dello yoga: l’integrazione degli opposti. Questo principio, armonizzando ogni
aspetto della persona, permette di trascendere l’ego e rafforza la consapevolezza di
essere parte di qualcosa di più grande, in cui il benessere altrui è anche il nostro.

I Sentieri della Meditazione [Dejanira Bada]

Da qualche anno a questa parte, la parola «mindfulness» è entrata con forza nei nostri vocabolari e nella vita quotidiana di molti di noi, tra corsi, libri, influencer che ci raccontano come abbia cambiato loro la vita. Ma pensateci un attimo: sapreste dire, davvero, che cos’è questa mindfulness?

Quando è nata, come si è diffusa, da dove deriva, se è legata al buddismo, alla mistica, alla fede, alla scienza? E per tentare di rispondere a queste domande che Dejanira Bada ha deciso di immergersi in un viaggio particolare: se è così difficile spiegare cosa sia la mindfulness, perché non provare a descrivere cosa non è?

Facendo tesoro degli insegnamenti di alcuni mistici della cosiddetta via negativa, da Meister Eckhart ad Angelus Silesius, e di grandi maestri zen, l’autrice ripercorre origini e sviluppi di questa pratica, fino ad arrivare ai nostri giorni e alle diverse credenze errate che le girano attorno, passando quindi a definire la mindfulness proprio partendo da tutto ciò che non è: non è psicologia, non è una tecnica di rilassamento, non è una religione…

Così come l’universo, Dio, i più grandi misteri che ci circondano, è quasi impossibile incasellarla dentro confini netti: va vissuta, provata, bisogna farne esperienza; la meditazione è un percorso empirico che deve essere sperimentato per essere davvero compreso.

Tra rivelazioni illuminanti ed esercizi pratici, “I Sentieri della Meditazione” mira proprio a questo: fornire ai lettori uno strumento prezioso, indispensabile per chiunque desideri intraprendere la via luminosa della consapevolezza.

Lo Yoga Metaforico [Mara Valenti]

Lo yoga (sia hatha sia jñāna) è essenzialmente un processo di conoscenza di sé. Obiettivo dello yoga metaforico® è contribuire a tale processo lavorando in modo sincrono sulla postura che assumiamo e sugli atteggiamenti che adottiamo.

“Yoga Metaforico” mette in luce l’intima relazione tra aspetti del nostro organismo che tendiamo a considerare separati. La postura che assumiamo e i meccanismi (comporta)mentali che mettiamo in atto sono intrinsecamente connessi. Il punto è che normalmente non ce ne rendiamo conto.

Sviluppare la consapevolezza di tale legame è allora di vitale importanza. Quello che viene proposto tra le pagine di questo libro non è l’ennesimo metodo che promette magicamente il raggiungimento della felicità. Gli insegnamenti illustrati, tuttavia, saranno una preziosa risorsa per chiunque si voglia porre in modo più responsabile nei confronti della vita.

Il potere della metafora è tale perché c’è una parte di noi che parla e comprende il linguaggio analogico. Immagini, gesti, suoni e suggestioni sono un potente strumento di comunicazione con questa realtà così misteriosa eppure pervasiva della nostra esistenza.

Le impressioni che lasciano in noi le “cose” che ci toccano, quando lambiscono quello spazio, non seguono una traiettoria lineare, prendono vie spesso tortuose e intricate. Può succedere allora che non riusciamo a capire il messaggio di ritorno. Per decifrare tale messaggio dobbiamo, prima di tutto, coglierlo, ossia accorgerci che laggiù qualcosa si è mosso e vorrebbe salire in superficie.

In secondo luogo, dobbiamo riuscire a stare con quanto ribolle, anche se non lo comprendiamo completamente. “Stare” è veramente la parola chiave, significa lasciarsi pervadere, accogliere la sensazione che emerge.

Le forme che assumiamo col corpo quando eseguiamo un asana possono essere considerate metafore in quanto rimandano a immagini che producono in noi degli effetti per il fatto di incidere su quel campo unificato che è il sistema mente-corpo.