Vinyasa “il Flow della Shakti”

Una sequenza originale di Vinyasa Flow creata da Janine Claudia Nizza e dedicata al maestro Arturo Benedetti Michelangeli. Disegni di Janine Claudia Nizza.

Riscaldamento: Chandra Namaskara A

Vajrasana

Inspirare: sollevare le braccia parallele verso il cielo. Espirare: Balasana B. Inspirare: Marjarasana. Espirare: Adho Mukha Svanasana. Inspirare: Marjarasana. Espirare: Balasana B. Inspirare: mani sui fianchi mento verso il petto, Ardha Ustrasana. Espirare: testa indietro, Ustrasana A. Inspirare: Ardha Ustrasana. Espirare: Vajrasana

Ripetere 2 cicli

Lo scivolo di Kundalini
Chakra: Muladhara

Supta Vinyasa

Inspirare / Espirare (jump through): Dandasana

Inspirare: busto giù / gambe su: Viparita Karani. Espirare: afferrare le caviglie e portare le gambe stese verso il petto, un respiro completo ritornare con le braccia a terra e con le gambe in Viparita Karani.

5 ripetizioni dinamiche

Inspirare: Viparita Karani con i piedi a martello, 5 respiri. Espirare / Inspirare: Danurasana. Espirare: giù il bacino

5 ripetizioni dinamiche

Inspirare: Dhanurasana, 5 respiri. Inspirare: sollevare le braccia e i talloni. Espirare: scendere a terra col bacino i talloni e le braccia. Inspirare: incrociare le caviglie, mani sotto le ginocchia, mento verso il petto, sedersi a gambe incrociate in Svastikasana. Espirare: ruotare i polsi verso l’esterno e verso l’interno, movimento a spirale: Nadi’s Stretch

Inspirare: mani e ginocchia a terra in Marjarasana

Dondolare la Shakti
Chakra:
Svadhistana

Inspirare: Marjarasana (tail bones up). Espirare: Marjarasana (tail bones down)

5 ripetizioni dinamiche

Inspirare: Marjarasana (tail bones up). Espirare: Adho Mukha Svanasana (tail bones down)

5 transizioni dinamiche

Nadi’s Mudra: ruotare entrambe i polsi permettendo alle dita e ai gomiti di espandersi in tutte le direzioni,dall’interno verso l’esterno. Ripetere a piacere 3/5 rotazioni complete

Agni Vinyasa
Chakra:
Manipura

Inspirare / Espirare: Vajrasana. Inspirare: mani sul plesso solare, tenere  il busto eretto e inclinarlo in avanti. Espirare: il busto eretto e tornare al centro; ripetere internamente il mantra: Om Mani Padme Om

5 ripetizioni dinamiche

Inspirare: mani e ginocchia a terra. Espirare: (Jump Back) Chaturanga Dandasana. Inspirare: Bhujangasana. Espirare: Adho Mukha Svanasana. Inspirare: gamba destra avanti, Virabhadrasana  A, 5 respiri. Inspirare: transizione dinamica salire sulle punte dei piedi. Espirare: Parsvottanasana con le mani a preghiera sul plesso solare. Inspirare: flettere il ginocchio avanti con le braccia stese in Virabhadrasana A. Inspirare: salire sulle punte dei piedi con le braccia estese lungo il corpo. Espirare: Parsvottanasana con le mani a preghiera sul plesso solare.

5 cicli dinamici

Ripetere Surya Namaskara B fino ad Adho Mukha Svanasana

Inspirare: gamba sinistra avanti. Espirare: Virabhadrasana A

Ripetere tutto sul lato sinistro fino a Samasthiti.

Shakti Flows in Mezza Luna
Chakra:
Anahata

Utkatasana

Inspirare: gamba sinistra indietro,braccia parallele alla terra. Espirare: Virabhadrasana B, 5 respiri

Dancing Warrior

Affidarsi all’amore, non richiede il controllo

6 ripetizioni dinamiche

Inspirare: su le braccia, il busto scende verso la gamba destra. Espirare: flettere la gamba sinistra, portare il busto e le braccia verso sinistra. Inspirare:  lo sguardo è rivolto alla mano che sale (destra). Inspirare: inconditional Love & Action while surrending, staccare dal suolo il piede sinistro. Espirare: atterrare con le punte delle dita della mano destra davanti al piede destro in Harda Chandrasana  oppure fermarsi prima in Stick Pose (posizione di equilibrio intermedia laterale). Inspirare: portare le braccia verso il cielo e il piede sinistro verso il destro in Hastasana, 5 respiri.

Inspirare: Utkatasana, 5 respiri

Inspirare: gamba destra indietro in Virabhadrasana B e ripetere tutta la sequenza fino a Samasthiti.

Nada Krama
Chakra:
Visuddha

Prendere due mattoncini yoga e disporli vicini tra di loro sul tappetino.

Inspirare: salire con i talloni sui mattoncini in Samasthiti.

Espirare:  Malasana, mantenendo i talloni sui mattoni. Inspirare: gomiti all’interno delle ginocchia e mani a preghiera, invitare le spalle ad aprirsi attivando i gomiti, 5 respiri.

Inspirare: mani a terra, peso del corpo in avanti, sollevare i piedi, le ginocchia ai gomiti: Bakasana. Espirare: pronunciare il mantra Om tornando con i talloni sui mattoncini. Inspirare: entrare in Bakasana seguendo il suono dell’inspirazione Ujjayi.

8 cicli dinamici e  sonori

Malasana

Inspirare: mani a terra, sguardo avanti; Bakasana. Espirare: (Jump back) Chaturanga

Inspirare: Bujangasana. Espirare: Adho Muka Svanasana. Inspirare: (Jump Through) Ardha Uttanasana, agganciare gli alluci. Espirare: testa alle ginocchia in Pada Hastana, 5 respiri

Third eye drums
Chakra:
Ajna

Samasthiti: Inspirare in Utkatasana, ripetere internamente il mantra: Sho (dorso delle mani a contatto). Espirare: Uttanasana, esternare il mantra Ham battendo i palmi delle mani a terra, occhi aperti e rilassati, dristi Nasagrai (guardare la punta del naso)

16 ripetizioni dinamiche respirando molto lentamente, consapevolezza in Uddiyana Bandha e Mula Bandha, gli occhi aperti aiutano a mantenere equilibrio e pressione sanguigna regolare (fate attenzione a non chiuderli potreste perdere l’equilibrio o sentire vertigini).

Inspirare: Utkatasana; Nadi’s Stretch, poi intrecciare le dita fra di loro con i palmi rivolti al cielo, gomiti estesi, aprendo il petto e le spalle, 5 respiri.

Shakti & Shiva Dance
Chakra:
Sahasrara

Beyond the Flow

Siamo testimoni della fusione tra gli opposti, l’unione tra maschile e femminile, luce ed ombra, microcosmo e macrocosmo: ripetiamo interiormente e con gratitudine il mantra Om.

Inspirare: Tadasana, mani in preghiera, 5 respiri rilassando bene collo e mandibola.

Inspirare / Espirare: sollevare il piede sinistro e posizionarlo all’interno della coscia destra, mano destra sul fianco: Vrkasana Variation con lo sguardo all’orizzonte lontano verso destra o sinistra (Parsva dristi), 5 respiri.

Inspirare / Espirare: sollevare le braccia, mani in Crown Mudra. Inspirare: rilassare la testa leggermente all’indietro, Nasagrai dristi, mantenere la posizione dell’Albero se possibile fino a 23 respiri Ujjayi con la presa dei Banha per restare in equilibrio senza irrigidire spalle e collo.

Inspirare / Espirare: tornare al centro con la testa e con entrambe le mani sui fianchi, portare il piede sinistro a terra: Samasthiti

Ripetere tutto con il piede destro fino a Tadasana.

Relax

Distendersi in  Shavasana, almeno per 5 minuti ascoltare / sentire l’energia vitale fluire in ogni punto del proprio corpo; essere felici nel presente

Sedersi in Siddhasana per cantare il Mangala Mantra:

“Swasthi- Praja Bhyaha Pari Pala Yantam
Nya-Yena Margena Mahi –Mahishaha
Go- Brahmanebhyaha –Shubhamastu- Nityam
Lokaa- Samashta  Sukhino- Bhavanthu”

OM
Shantih  Shantih  Shantih
OM

Si consiglia di praticare con la musica di Arturo Benedetti Michelangeli al quale è dedicato questo articolo e questo flow: un esempio di arte pianistica libera di fluire al di là dello spazio e del tempo risvegliando con le sue onde sonore il Flow della Shakti in ognuno di noi!

Su YouTube è possibile trovare numerosi brani di Chopin, Debussy, Beethoveen, Ravel, Scarlatti, Shuman interpretati dal maestro Arturo Benedetti Michelangeli.

In particolare durante la pratica del Flow, si consigliano:

  • Chopin, Ballada n.1 in G minor opera 23
  • Chopin, Piano Sonata n.2 in B-flat minor opera 35
  • Debussy, Preludes, Danseuses de Delphes
  • Debussy, Preludes, La fille aux cheveux de lin
  • Debussy, Images, Reflets dans l’eau
  • Debussy, Images, Hommage à Rameau
  • Debussy, Images, Poissons d’or
  • Ravel, Adagio Concerto per pianoforte, diretto da Sergio Celibidache

Vi invitiamo a leggere anche l’articolo Il Flow della Shakti” nella versione  descrittiva ed esplicativa pubblicato sullo Yoga Magazine.

Janine Claudia Nizza.
Insegnante Vinyasa Yoga Flow dal 2002.
Expert Registered Yoga Teacher 500 Plus Yoga Alliance International.
Docente e autrice del TTC Vinyasa Yoga Flow 250 Online 2020/21 per la scuola di formazione HaraBenessere.
Docente del Corso Vinyasa Yoga Flow per FAO Staff Coop.

Autrice di numerosi articoli per: Vivere lo Yoga, Yoga Journal Italia, Yoga Magazine e Yoga Pills.
Info: www.yogaflow.it

Bhramari Pranayama, il respiro della gravidanza

Avevo sentito parlare molto della respirazione, durante la gravidanza.
«Vabbè, grazie – direte voi – lo sanno tutti».
Ebbene, sapere le cose nella teoria o conoscere il tuo respiro quando potresti farti 13 piani a piedi senza battere ciglio, non è di certo come avere 8 chili di pargolo nell’utero e un diaframma che si rimpicciolisce come fagioli essiccati al sole.
La consapevolezza cambia tutto. E quando sei incinta, anche se credi di essere una yogi di terzo o quarto pelo, con studi e insegnamenti alle spalle, il corpo subisce delle trasformazioni che puoi sperimentare solo in questa particolare condizione.

E così anche il respiro cambia e il pranayama acquisisce tutto un altro valore. Oltre a essere considerato come una papabile ancora di salvezza per il travaglio di cui, ammettiamolo, abbiamo tutte un po’ paura.
Il respiro ha cambiato la percezione di me e lo ha fatto già molto prima di rimanere incinta. Il respiro mi racconta. E’ come un flusso di parole che entra ed esce dal mio corpo e dalla mia anima, suggerendomi chi sono in quel momento e riportandomi all’essenziale. Sono arrivata ancora più in profondità attraverso lo studio della meditazione Zen di cui la disciplina che insegno – Odaka Yoga – è largamente intrisa. Ogni momento è quello giusto per essere presenti, nel qui e ora, se si è respiro. «Quando lavi il riso, lava il riso», recita un detto Zen. Che significa? Restare nell’azione che stiamo compiendo. Come? Respirando. Consapevoli dell’acqua che scorre sui chicchi, che scivola nel lavello e delle nostre mani che sfregano. Niente più di questo. Il respiro è la chiave che ci fa restare lì, nell’attimo. E possiamo respirare e meditare anche quando laviamo il riso.

Per questo che, in attesa del mio travaglio (di cui forse poi vi racconterò) sul respiro ho puntato proprio tutto. Non solo perchè lo considero un’ancora di salvezza per alleviare il dolore, ma uno strumento prezioso per godermi il momento.
Portare più ossigeno nel corpo, peraltro, serve anche al mio Lorenzo nel pancione.

Uno dei respiri più importanti, su cui faccio molto affidamento è il respiro del filo d’oro.  Il respiro del filo d’oro consiste nel respirare profondamente alla base della pancia, sentendola espandersi verso l’esterno, e nell’espirazione, dal più piccolo buco della bocca, espirare lentamente, visualizzando un filo d’oro che esce dalle labbra.

Un altro respiro utile è quello del cavallo. Questo respiro, in cui si espira facendo vibrare le labbra e suonando come un cavallo, aiuta a rilassare le labbra e la bocca. Dato che la mascella è direttamente collegata al bacino, è importante continuare a rilassare la mascella e la lingua, specialmente durante il travaglio. Un altro modo per farlo è sorridere. Anche se credo che durante il travaglio non mi sarà così agile.

La vera chiave di volta, tuttavia, è il Bhramari Pranayama. Le vibrazioni di questo respiro sono buone per l’ansia e recenti studi hanno dimostrato che può essere utile per prevenire e ridurre la preeclampsia, patologia  caratterizzata da un innalzamento eccessivo della pressione sanguigna (ipertensione) che può svilupparsi in gravidanza. Il pranayama è, infatti, noto per ripristinare l’equilibrio tra due componenti – simpatico e parasimpatico – del sistema nervoso autonomo. Dato che l’eccesso di attività simpatica è considerato come uno dei fattori determinanti la preeclampsia, il Bhramari Pranayama, è stato segnalato per stimolare il sistema nervoso parasimpatico, questo studio ha dimostrato come l’iper-reattività delle donne gravide – dopo due mesi di Bhramari Pranayama – sia stata convertita in ipo-reattività. Altri parametri come la pressione sanguigna basale, l’aumento della pressione sanguigna e la frequenza del polso sono stati ridotti significativamente.

Un altro studio condotto nel ’93 dal Monghyr Hospital, India, in collaborazione con la Bihar School of Yoga, ha evidenziato nelle donne gravide che hanno praticato il Bhramari Pranayama:

  • un minor numero di aborti spontanei (2% rispetto all’8%).
  • un minor numero di nascite premature (2,6% rispetto al 5%).
  • in media un travaglio più breve del 25% circa.
  • generalmente poco dolore durante il travaglio.

Per fare questo respiro inspirare attraverso il naso, chiudere le orecchie con le dita ed espirare facendo un rumore mmmmmmm: è importante che i gomiti siano tenuti verso l’esterno in modo che il petto sia aperto. Poi l’espirazione avviene attraverso il naso, mentre la bocca è chiusa (ma la mascella è tenuta così rilassata che i denti non si toccano). Durante l’espirazione si produce un ronzio dolce, profondo e relativamente forte, come quello di un calabrone. Diventate un tutt’uno con queste vibrazioni e lasciate che riempiano la vostra testa. Ripetete per 9 volte.

Non respirate soltanto, ma usate anche i Bandha, gli unici due che si possono utilizzare durante la gravidanza. Il blocco del mento (Jalandhara Bandha) e il blocco delle radici (Mula Bandha) sono anche usati  per rafforzare la pratica. Essi stimolano i flussi di energia più sottili (nadi) e influenzano, simultaneamente, la pressione sanguigna, il battito cardiaco e l’apporto di sangue in certe parti del cervello, oltre a mantenere uno stato di rilassamento nel cervello. Allo stesso modo, l’ipotalamo e la ghiandola pituitaria sono stimolati. Si trovano al centro del cervello e sono responsabili del controllo del sistema nervoso autonomo e del sistema ormonale nel corpo umano. E chi ha sperimentato la gravidanza, sa di certo quanto gli ormoni siano determinati per tutti i nove mesi di gestazione.

Amo alla follia questo respiro. Il nome deriva dalla parola per il calabrone nero indiano, Bhramari, ma l’aggettivo bhramarin può anche significare “dolce come il miele” in sanscrito o “ciò che produce estasi”. L’estasi è come la meditazione: uno stato di equilibrio tra trascendenza e presenza. Uno stato in cui le onde alfa si manifestano. Si tratta di un’attività elettrica in una banda che va da 7,7 a 12,5 Hz. Durante una meditazione profonda, la frequenza può scendere ulteriormente. Tuttavia, gli studi dimostrano che in certe situazioni i praticanti esperti possono generare un’attività con una rara ampiezza nella gamma che si estende da 32 a 100Hz.
Nel 2009, la rivista Consciousness and Cognition ha pubblicato un altro studio sul bhramari pranayama. In questo studio ha esaminato l’attività del cervello durante il ronzio. I risultati hanno mostrato che durante questa fase dell’esercizio, anche per i principianti, c’era una presenza di onde gamma.

Tutto ciò è fantastico. Credo che Bhramari Pranayama possa avere davvero effetti benefici sulla mia gravidanza e, mi auguro, anche sul travaglio che mi appresterò a vivere tra poco tempo. Ma tutte le tecniche di respirazione sono importanti e utili.

Il respiro Ujayyi è il respiro che pratico quotidianamente. A volte non me ne accorgo nemmeno perchè mi ritrovo a praticarlo in molteplici occasioni della mia vita quotidiana, non solo quando faccio yoga. Il respiro Ujjayi è il respiro della vittoria. In questo tipo di Pranayama, i polmoni sono completamente espansi e il petto è gonfiato come quello di un conquistatore vittorioso.
Il suono del pranayama Ujjayi serve a due scopi: uno, stimola le nadi, o canali energetici, nei seni e nella parte posteriore della gola, che, a sua volta, promuove la chiarezza mentale e la concentrazione. E due, fornisce un suono a cui aggrapparsi, in modo che la mente possa diventare più calma. Quando il suono oscilla, anche la mente oscilla. Il respiro Ujjay è anche chiamato il respiro dell’oceano. Per praticarlo, si contrae la gola mentre si inspira e si espira in modo da poter sentire un leggero sibilo. Sia l’inspirazione che l’espirazione devono essere fatte con la bocca chiusa, respirando solo attraverso le narici. Il respiro Ujjayi regola il riscaldamento del corpo. L’attrito dell’aria che passa attraverso i polmoni e la gola genera calore interno al corpo. È simile a un massaggio per gli organi interni; quando il nucleo si riscalda dall’interno, il corpo si prepara per la pratica delle asana. Questo calore rende lo stretching più sicuro mentre gli organi interni possono essere puliti dalle tossine che si sono accumulate.

Insomma, il respiro fa la differenza, che siate gravide o abbiate semplicemente bisogno di sentirvi di più nel qui e ora. Lo so, è un concetto di cui spesso abusiamo e il respiro qualcosa che diamo per scontato. Se facciamo yoga, se pratichiamo gli asana, spesso siamo convinti di saper respirare, ma lo osserviamo davvero quel respiro? E quel respiro, ci racconta di noi? Ci guida, ci fa comprendere chi siamo? Credo che questo sia fondamentale.

E come raccontano i maestri Zen, non è necessario che vi ritagliate un altarino dove meditare: ogni momento è un buon momento per sentirsi presenti. Basta restare nel respiro.

Valentina Ferrero. Ho iniziato a fare yoga quasi per caso, quando ero ancora una giornalista, un po’ come accade spesso a chi poi decide di fare dello yoga la sua vita. Perchè? Banalmente perchè mi ero stufata della routine frenetica che mi teneva legata al pc a scrivere, tutto il giorno, tutti i santi giorni. E che mi aveva fatto perde l’amore mio più grande, quello per la poesia e per la comunicazione attraverso i racconti. E insieme – a causa della routine – avevo perso anche un bel po’ di altre cose: emozioni, sensazioni, voglia di mangiare cibo buono, voglia di abbracciare, di baciare.

Qualcuno la chiama felicità e, in effetti, non ha tutti i torti.Lo yoga mi ha reso felice. E’ andata a stimolare tutti quegli ingredienti (sensazioni, emozioni) e li ha rimessi a posto. Al loro posto. Quello che avevano prima. Così ho lasciato perdere un po’ di cose – nel frattempo ho anche perso il lavoro di giornalista – e ho dato una sterzata alla mia vita.Volevo essere più consapevole: unirmi al tutto. Essere un Uno e tornare a emozionarmi. Che è poi l’essenza vera e più intima dello yoga.

E così… eccomi qui. Oggi pratico yoga, faccio corsi, scrivo di yoga, parlo di yoga, rompo le scatole al mio compagno tutto il giorno sullo yoga (e lui non mi ha ancora mandato a stendere – ed è una grande cosa). Attualmente insegno in una piccola cittadina ai piedi delle montagne piemontesi, Pinerolo.

Odaka Yoga è il percorso che ho scelto, anche se è più appropriato dire che è stato lui a scegliere me, in qualche modo. E’ una delle discipline e dei metodi più innovativi dello yoga, nato da oltre trent’anni di ricerca e sperimentazione da parte di due italiani, Roberto Miletti e Francesca Cassia. Odaka Yoga parte dall’acqua, da quell’elemento che è fondamentale per la nostra vita e del quale siamo principalmente costituiti. Un elemento che non ha forma, ma che può assumere tutte le forme, fluendo libero.

Covid, sempre più persone si affidano alla meditazione

Tutti i momenti difficili portano dei cambiamenti. Attraverso questo momento particolare, molte persone si stanno avvicinando alla meditazione, allo Yoga ed altre discipline. Una ricerca di Petit BamBou, la principale app freemium, non religiosa, di mindfulness in Europa, che aiuta le persone a coltivare una sana abitudine per il proprio benessere mentale, e YouGov, una delle principali società di ricerche di mercato al mondo, lascia ben sperare: un italiano su 5 pratica meditazione regolarmente. Dallo studio è emerso che il 18% degli intervistati pratica meditazione regolarmente, di cui il 56% ha iniziato a praticare durante il lockdown di inizio anno. Un altro 12% ha dichiarato di aver praticato in passato, portando ad un complessivo 30% la percentuale degli italiani che si sono avvicinati e praticano la meditazione mindfulness. Ben il 91% ha dichiarato di voler continuare a meditare a prescindere dalla crisi sanitaria in atto, in linea con la media europea.

Quali sono invece le ragioni che spingono gli italiani a praticare?
Più della metà degli intervistati ha risposto che la pratica li aiuta a rilassarsi (65%) e a ridurre lo stress (61%). La mindfulness viene utilizzata anche per il miglioramento della propria sfera psicologica, come gestire meglio le emozioni (50%), migliorare la concentrazione (50%), imparare a lasciare andare (42%); mentre il 38% ha dichiarato che le tecniche meditative rappresentano un supporto per aumentare la qualità del sonno e controllare il respiro, a cui seguono la capacità di rifocalizzarsi (35%), aprirsi agli altri (27%) e migliorare la propria creatività (25%). Se la quarantena ha provocato malessere negli adulti, è possibile affermare che anche i bambini ne hanno subito le conseguenze: un sondaggio effettuato dall’équipe dell’ospedale pediatrico Gaslini di Genova ha scoperto, infatti, che il 65% dei piccoli con meno di 6 anni e il 71% dei più grandi hanno avuto problematiche comportamentali di varia natura e sintomi di regressione infantile. Proprio in relazione ai vantaggi che la pratica della meditazione apporta a mente e corpo, il 71% si trova d’accordo a introdurre questa attività in ambito scolastico come routine quotidiana per gli studenti, determinazione che raggiunge il 92% tra coloro che praticano da molto tempo.

Meditazione è una parola che arriva dal latino meditatio, ovvero “riflessione”; si tratta di una pratica di concentrazione della mente su uno o più oggetti, immagini, pensieri, o anche su nulla, a scopo religioso, spirituale, filosofico. La meditazione è in sostanza un metodo per conoscersi a fondo e lavorare con sé stessi che si pratica entrando in uno stato di profonda pace interiore che si verifica quando la mente è calma e silenziosa; le maggiori religioni del mondo, molte psicologie moderne occidentali e culture orientali o altre discipline umanistiche usano forme di meditazione e riflessione sulla vita interiore.

La meditazione può essere usata come una semplice tecnica di rilassamento o come un mezzo profondo per la crescita della consapevolezza e della spiritualità quindi come una forma di cura di sé. Le differenze fra le tecniche meditative esistenti e gli scopi del meditare sono davvero molte. È una pratica volta quindi all’auto-realizzazione, che può avere uno scopo religioso, spirituale, filosofico, o in vista di un miglioramento delle condizioni psicofisiche.

Questa pratica, in forme differenti, è riconosciuta da molti secoli come parte integrante di tutte le principali tradizioni religiose. Nelle Upaniṣad, scritture sacre induiste compilate approssimativamente a partire dal IX – VIII secolo a.C., è presente il primo riferimento esplicito alla meditazione che sia giunto fino a noi, indicata con il termine sanscrito dhyāna . Nell’ambito della psicosintesi è definita uno stato della coscienza che può essere ottenuto mediante l’indirizzamento volontario della nostra attenzione verso un determinato oggetto (meditazione riflessiva) o mediante la completa assenza di pensieri (meditazione recettiva).

Nella meditazione riflessiva l’oggetto della meditazione può essere qualsiasi cosa. In genere nella pratica vengono utilizzate visualizzazioni di elementi che riguardano il mondo interiore o di semplici oggetti, per raggiungere un maggiore stato di concentrazione e di ponderazione. Questo è un tipo di meditazione usato spesso dalla cultura occidentale. La meditazione recettiva ha come scopo l’assenza di pensieri e permette alla mente di raggiungere un livello di “consapevolezza senza pensieri”, ovvero libero dall’attività psichica dell’essere umano, talvolta caotica e confusionaria. È un tipo di meditazione tipica di numerose filosofie e religioni orientali. Entrambe queste tipologie di meditazione richiedono fasi di concentrazione.

Marco Staffiero, il cui nome spirituale è Ardas Sadhana Singh, è insegnante certificato di Kundalini Yoga con diploma è riconosciuto a livello internazionale dal KRI (Kundalini Research Institute) e dall’IKYTA (International Kundalini Yoga Teacher Associations) e a livello nazionale dalla UISP – Area Discipline Orientali. Ha seguito il corso di formazione insegnanti con Guru Shabad De Santis, il primo insegnante di Kundalini Yoga in Italia, presso il centro Yogi Bhajan Akhara, a Roma. Inoltre, insegna Yoga ai bambini. E’ stato formato dall’insegnante Gurudass Kaur, cofondatrice del primo centro di Kundalini Yoga a Barcellona e fondatrice di un programma di Yoga per bambini chiamato “Chilplay Yoga, The Yoga of Fun”.Nel corso degli ultimi anni ha rivolto grande attenzione verso le discipline olistiche e le medicine alternative, la sana alimentazione e il benessere psico-fisico. Ha una laurea in Scienze Politiche – Relazioni Internazionali e dal 2009 è iscritto all’ordine dei giornalisti del Lazio.Approfondisce come giornalista e studioso diverse tematiche, che riguardano anche i fenomeni dello stress e dell’ansia nel nostro tempo. Attualmente insegna Kundalini Yoga e collabora come giornalista con “Il Giornale dello Yoga” e “Yoga Magazine”. Con “L’osservatore d’Italia” e IlFormat info.; si occupa di elettrosmog e malattie ambientali. Inoltre, è responsabile della rubrica Benessere e Salute del quotidiano on line “Il Mamilio”.

Liberiamoci dalle paure con il Kundalini Yoga

Yogi Bhajan, Maestro di Kundalini Yoga e Gatka, antica arte marziale Indiana, tra il 1992 e il 1993 insegnò un ciclo di classi per liberarsi e superare 22 tipi di paure: la paura del passato, del presente, del futuro, di morire, dei propri sentimenti, di amare, di soffrire, di definirsi, di affrontare la propria mente, del cambiamento…

La paura è il contrario dell’amore. Mentre l’amore tende ad espanderci, la paura ci contrae. L’amore dona, la paura ci rende egoisti e poco propensi a “vedere” l’altro. L’amore è una benedizione, la paura una maledizione. L’amore rafforza il sistema immunitario, dà gioia, a noi stessi e a chi ci circonda, è Divino. La paura invece ci blocca negli schemi superati e disfunzionali, ci deprime, ci fa credere che non esista una via d’uscita e che nel tunnel moriremo. L’amore ci fa fluire nel cosmo, ci fa accettare ciò che ci succede, ci rende compassionevoli e ci dà il coraggio di vivere. La paura blocca il respiro, l’energia vitale non fluisce liberamente, i chakra – le ruote sacre e sottili – si bloccano. L’amore è un respiro profondo, beato, illumina la vita e le dà un senso. La paura è il demone del primo chakra. La paura di non avere il diritto di esistere e il necessario per sopravvivere. L’amore non ha confini, ci libera, è al di là dello spazio e del tempo, ci regala spazi sconfinati dove poter incontrare l’altro realmente.
In definitiva la paura ci fa ammalare, l’amore ci guarisce.

La paura è in agguato, come un animale feroce e crudele ci gira intorno, per poi afferrarci quanto meno ce lo aspettiamo, quando siamo più vulnerabili. La paura ci rende insicuri, nevrotici. La paura è un ostacolo per la nostra crescita ed è un prodotto della mente. L’amore è un prodotto del cuore e quando la mente si assoggetta al cuore siamo vincenti.

Yogi Bhajan dice: “la paura è uno stato in cui la mente vive le scene di una realtà virtuale immaginaria. È la preoccupazione di qualcosa che può succedere, ma che non è sicuro che avverrà”.

Perciò le paure vanno affrontate, altrimenti guideranno la nostra vita, avvelenandoci e trasformandoci in schiavi. Moriremo in vita.

Yogi Bhajan affronta il tema delle paure trasformando il campo magnetico, liberando il subconscio, pulendo la mente, attivando la mente neutra e rafforzando il sé. Facciamo così esperienza del nostro potere curativo.

Se il subconscio è troppo carico, rischiamo di fare delle scelte sbagliate e di procurarci tanto dolore.

Yogi Bhajan dice che se non diventiamo totalmente e assolutamente indipendenti, per nostra scelta, non possiamo scegliere nella vita, perché non conosciamo la nostra vera natura, gli elementi, i chakra, le loro combinazioni, non abbiamo coscienza, intuizione.

In questo periodo, in cui la paura la fa da padrona, dobbiamo mantenere la mente neutra, praticare, meditare, rafforzare i nostri sistemi, circondarci di bellezza, alzare la vibrazione, amare, connetterci al nostro sé più profondo e ricordarci di essere Divini.

Rosa Arena (Adarsh Kaur).
Il mio nome spirituale è Adarsh Kaur, Sono un’insegnante di Kundalini Yoga per adulti, bambini e donne in gravidanza, formatrice, psicologa, psicoterapeuta ad indirizzo sistemico-relazionale, terapeuta familiare.

Queste due discipline per me hanno in comune l’amore e il rispetto profondo per le persone, la cura, la dedizione all’altro e la possibilità di lenire il dolore, di espandere la consapevolezza e mitigare le sofferenze dell’altro, in una relazione di aiuto trasformatrice e un’esperienza correttiva.

Fin dalla più tenera età il mio interesse era ed è tuttora rivolto al ben-essere della persona in tutte le sue sfaccettature, all’armonia delle componenti dell’individuo, corpo, mente ed anima e al raggiungimento di una maggiore consapevolezza di sé, dell’altro e di ciò che ci circonda.

A 23 anni, per tre anni ho praticato Hatha Yoga. A 26 anni ho conosciuto il Kundalini Yoga. Ho praticato per anni con vari insegnanti e scuole di Napoli. Ho conosciuto il Maestro Yogi Bhajan durante un seminario di tre giorni a Roma, alla fine degli anni 80, dove, oltre al Kundalini Yoga, si parlava anche di counseling. In quegli anni frequentavo di tanto in tanto il centro di Roma “Il Mandala”. Ho partecipato per quattro anni di seguito allo yoga festival di Kundalini in Francia, sette giorni, durante i quali oltre alla pratica e ai vari seminari tenuti da insegnanti di tutto il mondo, ho praticato anche il Tantra Yoga Bianco e il Gatka con il maestro Guru Shabad S.Khalsa De Santis.

Ho integrato i miei studi di psicologia con esperienze e tecniche di psicoterapia sistemico-relazionale, di psicoterapia della gestalt, di bioenergetica, di danze popolari del sud Italia e del mediterraneo orientale, di Hatha yoga, di Kundalini Yoga, di Gatka e dell’umanologia secondo gli insegnamenti di Yogi Bhajan, Maestro di Kundalini Yoga e Gatka, antica arte marziale indiana.

Ho partecipato a numerosi seminari teorico-esperenziali di danze del mediterraneo orientale, di Gatka, di numerologia tantrica, di psicoterapia, di yoga, soprattutto Kundalini Yoga, sulla comunicazione, sulle strategie relazionali, sugli stili e cicli di vita, sulle tecniche di respirazione, sulla gestione dello stress, sulla mente e tecniche di meditazione, sui disturbi del comportamento infantile, sulle nevrosi e psicosi dell’adulto e del bambino, sui disturbi alimentari e sulle dipendenze.

Nella mia pratica professionale (di circa venticinque anni), di psicoterapia individuale, di coppia, familiare, con adolescenti, bambini e gruppi, utilizzo spesso con i miei pazienti in terapia, tecniche ed insegnamenti del Kundalini Yoga, così come insegnato da Yogi Bhajan. Pratico Yoga Kundalini da circa trent’anni e lo insegno da circa venticinque anni.

Mi occupo anche di Yoga e psicoterapia per le donne (spazio terapeutico al femminile) e pratico il massaggio sonoro vibrazionale con il gong per armonizzare e rilassare corpo e mente.

Dialogare con gli alberi è possibile

La cosa più importante per la nostra terra è salvaguardare gli alberi, e non continuare a disintegrare il pianeta attraverso una deforestazione spregiudicata ed ingorda, e soprattutto, ricordare che anche loro hanno un’anima. Si parla di anima verde e dell’immensa e smisurata energia positiva che emanano. Un’energia in grado di penetrare ogni poro della nostra pelle, ogni minuscola cellula della nostra esistenza; ad esempio, conglobare l’aura che sprigionano gli alberi è uno dei tentativi più prodigiosi che l’uomo possa compiere. Il contatto, può avvenire in un bosco, in montagna oppure, nella propria campagna, dove ci sono diversi tipi di alberi. Proprio per questo, toccare con le proprie mani il tronco di un albero (meglio se vetusto), porta al proprio corpo un enorme beneficio; si crea quasi una sorta di rilascio delle endorfine, prodotte dal cervello nel lobo anteriore dell’ipofisi, classificabili come neurotrasmettitori. Possiamo anche toccarli con la fronte, con la schiena e lasciarci andare, ascoltando i molteplici suoni che la natura è in grado di produrre.

Una sorta di vigoria positiva che è emessa dall’albero stesso nel momento in cui lo esploriamo con i nostri occhi, attraverso una fase iniziale di corteggiamento; o possiamo, attraverso il palmo delle mani sentirne il battito cardiaco; sentirne il respiro, la formula esatta del suo processo di “fotosintesi clorofilliana”. Ad esempio, curiosando per scarpate e dirupi possiamo notare degli alberi di mandorlo secolari incastonati nella fessura della roccia; questo, dimostra che ogni albero possiede il suo DNA, la propria spiritualità e il proprio istinto di sopravvivenza. In sostanza, l’albero (dal latino arbor), è ‘frutto’ del passato; questa pianta legnosa perenne, infatti, attecchisce le proprie radici nel suolo, che è là, in quel “luogo” da moltissimi anni. Tutto questo, produce uno scambio destinato a mescolarsi attraverso la concezione filosofica del tempo: una dimensione, un flusso dove quantità e qualità si scambiano energie affidabili e strepitose. Poi, quando l’albero inizia a ramificare a qualche metro dal suolo, avverranno i primi, veri e profondi contatti con l’aria, con il cielo, l’acqua e la luce, attraverso un processo che attinge dalla più profonda naturalezza della vita, il proprio sviluppo interiore.

Per esperienza personale, posso testimoniare che ogni albero è in grado di sintonizzarsi con la nostra anima: lo scambio delle frequenze, avvengono nel momento in cui noi riusciamo a distaccarci dal presente, per entrare successivamente in una fase di totale rilasciamento: una sorta di limbo catarchico con la Natura. Tutto ha inizio, nel momento in cui il nostro “io” interiore, riesce con estrema naturalezza a comprendere l’albero come ad una forma vera e propria di vita cosmica: gli alberi hanno da sempre ammaliato l’uomo per la loro pluricentenaria longevità che nel tempo connette eterogenee e successive generazioni umane, per la forza espressa dai loro tronchi energici e possenti, e per la solenne dimensione delle loro chiome tanto che, soprattutto nelle antiche civiltà, esso ha loro conferito connotazioni di sacralità e in loro ha immaginato la dimora di esseri viventi. L’incarnazione dell’Albero Cosmico è assai presente anche nel nostro momento storico. Carl Gustav Jung scoprì che l’immagine dell’albero affiorava con costanza a una quantità cospicua di suoi pazienti, nei momenti di malassere, come immagine d’appoggio del processo di integrazione e crescrita.

Dialogare con gli alberi è possibile, soprattutto attraverso la nostra sensibilità: percepirne le emozioni, i piaceri, i dolori. Gli organi di senso, ci permettono di interagire con il mondo circostante e di conseguenza, poter immagazzinare i vari stati d’animo che aleggiano intorno alla nostra anima in un determinato momento; un albero, parla attraverso il colore della sua chioma, tramite l’odore del suo fusto e il sapore dei suoi frutti. Ogni albero, possiede il proprio percorso, la propria storia, le proprie necessità ed abitudini. Rispettiamo gli alberi. Ascoltiamoli. Dialoghiamo con loro.

NdR: normalmente su Yoga Pills non pubblichiamo articoli che non siano strettamente legati a Yoga, Meditazione o Salute. Il tema degli alberi però mi sta particolarmente a cuore (sono un grande amante degli alberi) e quindi ho deciso di ripubblicare questo articolo di Fabio Strinati, con il benestare dell’autore.

Fabio Strinati. Nato a San Severino Marche nel 1983, vive ad Esanatoglia, un paese dell’entroterra marchigiano della provincia di Macerata. Ha esordito con la raccolta poetica “Pensieri nello scrigno”. “Nelle spighe di grano è il ritmo” (2014), pubblicata presso le Edizioni Il Foglio di Gordiano Lupi. Alcune poesie della raccolta, sono state tradotte in lingua croata dalla poetessa e saggista Ljerka Car Matutinovic nella rivista croata Kolo.

Sue poesie, inoltre, sono state tradotte in lingua catalana dal poeta Carles Duarte i Montserrat e in lingua romena da Daniel Dragomirescu, sfociate poi, in un libro uscito per Bibliotheca Universalis dal titolo “Periodo di transizione” (2017). Presente in diverse riviste ed antologie letterarie, ha scritto numerose poesie incentrate sulle minoranze etniche per la versione on-line di Etnie, rivista dedicata ai popoli minoritari.

Dal 2010, Strinati inizia ad avvicinarsi allo Yoga, leggendo numerosi libri ed iniziando a praticare nella sua campagna diverse pratiche ascetiche e meditative. Nel 2014, inizia a comporre musica per lo Yoga, attraverso lo studio del Nada Yoga (Yoga del suono): uno studio profondo del suono primordiale, il suono nella sua essenza.