Yoga e Sport

Mi sono avvicinata allo yoga per compensare gli sport che maggiormente praticavo, che erano la corsa a piedi, il ciclismo e il nuoto che all’epoca insegnavo anche. All’inizio non ero costante, anzi, quasi mi annoiavo, ma ogni volta, le sensazioni che provavo mi spingevano a tornare sul tappetino. Credo che queste parole possano risuonare famigliari a molti.

Per qualche anno ho continuato a praticare sporadicamente, poi gradualmente, lo yoga è entrato nella mia quotidianità facendomi sentire sempre più “a casa”.

Lo yoga ha migliorato la mia vita e il mio approccio all’attività sportiva, rendendomi più libera di muovermi, più focalizzata, insegnandomi a gestire meglio il mio respiro, di conseguenza le mie emotività e la mia energia.

In che modo lo yoga può aiutare a migliorare o a sostenere le nostre prestazioni sportive?

Flessibilità, forza, postura, controllo del respiro.

Queste sono le prime tre cose che mi vengono in mente, senza nemmeno pensarci più di tanto basandomi proprio sulla mia esperienza personale.

A lato invece il commento di una mia allieva runner.

 

 

Partiamo da un dato di fatto che molti sport sono sbilanciati e asimmetrici. Questo significa che tendono ad un utilizzo eccessivo di determinate parti del corpo e a un sottoutilizzo di altre, con la conseguenza di intorpidire i muscoli non allenati, lasciando a quelli allenati un doppio carico di lavoro.

Esempio: quadricipiti troppo oberati di lavoro e troppo sviluppati provocano un accorciamento dei muscoli posteriori della coscia, che diventano più vulnerabili ad eventi traumatici. Anche le ginocchia soffrono dovendo assumersi il carico di un quadricipite iper sviluppato e muscoli femorali troppo deboli. Nelle mie lezioni di yoga per bikers e per runners, infatti, tratto argomenti come la sindrome del piriforme o la sindrome della bandelletta ileo tibiale per esempio, che sono proprio due infortuni tipici che possono venire a chi trascura certi accorgimenti nella corsa o nel ciclismo (non solo).

Tra i dolori più comuni correlati a questo tipo di atteggiamento, compaiono le rigidità della schiena, lo stiramento dei muscoli posteriori della coscia, spalle bloccate, ginocchia doloranti e in generale spossatezza.

Yoga vs stretching: spesso, da chi non conosce, viene confuso lo stretching con lo yoga. Ovviamente, chi pratica sa benissimo che sono due cose completamente diverse tra loro, ma vediamo in dettaglio alcune delle differenze.

  • A differenza di quello che accade nello stretching, nello yoga gli asana non sono il fine, ma il mezzo. Il fine è la sincronia di mente e corpo che si attua attraverso il respiro coordinato e un senso di bilanciamento. Lo stretching invece è mentalmente passivo; richiede uno sforzo fisico, ma non mentale
  • Lavorando in modo olistico, gli esercizi yoga aiutano a migliorare la prestazione di compiti funzionali diminuendo però lo sforzo e lo stress richiesti per la loro esecuzione.
  • Chi è padrone del proprio corpo controlla la mente, chi non controlla la mente non è padrone del proprio corpo (Buddha)
  • Per essere padroni del nostro corpo e della nostra mente dobbiamo imparare ad usare il respiro
  • Il respiro è un atto involontario, ma nel momento in cui ci portiamo l’attenzione e l’intenzione diventa un atto volontario. Spesso usiamo solo una minima parte della nostra capacità respiratoria e della nostra capacità toracica
  • Colui che è capace di contenere il respiro, è capace di contenere la mente
  • Calmando il respiro si calma la mente e viceversa
  • Lo yoga porta ad avere uno sguardo introspettivo – pratyhara– imparando a conoscere e ad avere una sensibilità maggiore nei confronti di se stessi, rispettando i nostri limiti o portandoci oltre, con rispetto e consapevolezza.

Come lo yoga può sostenere la forza.

Con la pratica degli asana andiamo a risvegliare muscoli che normalmente tendono ad atrofizzarsi perché poco utilizzati, specialmente quelli del torace, dell’addome e del dorso.

Lo yoga aiuta a sostenere le parti sovraccaricate e a sviluppare la forza in quelle sottoutilizzate, ma soprattutto, insegna la consapevolezza del proprio corpo, in modo da poter evitare gli infortuni dovuti all’over training.

Mantenere elasticità, flessibilità è la miglior prevenzione per gli infortuni da sovraccarico.

Il corpo di un atleta è spinto a voler essere sempre in competizione. Invece:

  • La pratica dello yoga ci fornisce degli strumenti per rinforzarci mentalmente e fisicamente
  • L’obbiettivo dello yoga, non è il raggiungimento di un qualcosa, ma è la pratica di per sé l’obbiettivo.
  • Per questo la pratica ci insegna il non attaccamento: non attaccarci ai risultati.
  • La pratica è uno strumento per studiare noi stessi e sentirci meglio. Con costanza e tempo, i risultati comunque arrivano anche senza affannarci nel rincorrerli.

Per questi motivi inserire una pratica costante e regolare negli allenamenti non può che migliorarne le prestazioni e creare le condizioni per continuare a praticare sport più a lungo.

Il controllo del respiro (Pranayama) ci aiuta inoltre a gestire meglio l’ansia da prestazione:

  • Inalate l’eccitazione, esalate la precisione
  • Inalate la prontezza, esalate la chiarezza
  • Inalate la lucidità mentale, esalate la concentrazione

Di seguito un esempio di alcune asana che potrebbero essere propedeutiche per runners e bikers:

Ustrasana, la posizione del cammello. Allunga e distende tutta la muscolatura frontale del corpo, agisce sugli organi addominali, stimolando le funzioni digestive, migliora la postura, rinforza spalle e braccia. Crea più spazio per il respiro e a livello emotivo attenua l’ansia.

Garudasana è una posizione di forza e controllo. Migliora il nostro equilibrio, la concentrazione, rinforza le caviglie, allunga il tensore della fascia lata e la muscolatura glutea, crea mobilità sulle nostre anche ed estende tutta la muscolatura infrasca polare

Skandasana: equilibrio, stabilità, rinforza caviglie, mobilità sul bacino ed estensione degli ischio crurali e dei muscoli aduttori della gamba stesa.

Chaturanga dandasana: rinforza core, braccia, spalle e polsi

Vrksasana, posizione dell’albero: rinforza gambe, caviglie, mobilità del bacino, migliora, l’equilibrio, il focus e la concentrazione

Supta virasana estende la muscolatura frontale del corpo migliorandone la postura

Samanta Carpeggiani. Pratico yoga dal 2006, ma solo nel 2017 ho deciso di fare una formazione per diventare insegnante di yoga. Da allora non mi sono più fermata, e nel 2019 ho lasciato il mio vecchio lavoro nel sociale, per dedicarmi completamente alla pratica e allo studio dello yoga. Con l’arrivo della pandemia non mi sono mai fermata: ho cambiato il mio modo di lavorare e di continuare a formarmi trasferendo gran parte del mio lavoro online.Da studente ho sfruttato l’opportunità di continuare a studiare e a formarmi con maestri ed insegnanti che forse non sarei mai riuscita a raggiungere per questioni di distanza tempo e soldi, e da insegnante ho voluto dare anch’io quest’opportunità a chiunque volesse coglierla!

Sono sempre stata una sportiva, per anni ho insegnato nuoto, uso la bici come mezzo per esplorare, mi piace definirmi una viaggiatrice a pedali e in van con me non mancano mai un paio di scarpe comode e il tappetino. Amo il movimento in tutte le sue forme, mi piace andare oltre ai confini del tappetino e farlo con un approccio yogico di ascolto e conoscenza.

Mi piace studiare l’anatomia e la biomeccanica in relazione al movimento (volevo fare la fisioterapista e ho lavorato 15 anni nel sociosanitario) e dare una interpretazione moderna e occidentalizzata a questa splendida disciplina, attingendo dalle sue antiche radici, continuando a studiarne la storia e la filosofia.
Il mio obbiettivo è guidarti in una pratica sicura, cercando di darti più autonomia e consapevolezza possibile, nei movimenti e nel respiro.

Vinyasa “il Flow della Shakti”

Una sequenza originale di Vinyasa Flow creata da Janine Claudia Nizza e dedicata al maestro Arturo Benedetti Michelangeli. Disegni di Janine Claudia Nizza.

Riscaldamento: Chandra Namaskara A

Vajrasana

Inspirare: sollevare le braccia parallele verso il cielo. Espirare: Balasana B. Inspirare: Marjarasana. Espirare: Adho Mukha Svanasana. Inspirare: Marjarasana. Espirare: Balasana B. Inspirare: mani sui fianchi mento verso il petto, Ardha Ustrasana. Espirare: testa indietro, Ustrasana A. Inspirare: Ardha Ustrasana. Espirare: Vajrasana

Ripetere 2 cicli

Lo scivolo di Kundalini
Chakra: Muladhara

Supta Vinyasa

Inspirare / Espirare (jump through): Dandasana

Inspirare: busto giù / gambe su: Viparita Karani. Espirare: afferrare le caviglie e portare le gambe stese verso il petto, un respiro completo ritornare con le braccia a terra e con le gambe in Viparita Karani.

5 ripetizioni dinamiche

Inspirare: Viparita Karani con i piedi a martello, 5 respiri. Espirare / Inspirare: Danurasana. Espirare: giù il bacino

5 ripetizioni dinamiche

Inspirare: Dhanurasana, 5 respiri. Inspirare: sollevare le braccia e i talloni. Espirare: scendere a terra col bacino i talloni e le braccia. Inspirare: incrociare le caviglie, mani sotto le ginocchia, mento verso il petto, sedersi a gambe incrociate in Svastikasana. Espirare: ruotare i polsi verso l’esterno e verso l’interno, movimento a spirale: Nadi’s Stretch

Inspirare: mani e ginocchia a terra in Marjarasana

Dondolare la Shakti
Chakra:
Svadhistana

Inspirare: Marjarasana (tail bones up). Espirare: Marjarasana (tail bones down)

5 ripetizioni dinamiche

Inspirare: Marjarasana (tail bones up). Espirare: Adho Mukha Svanasana (tail bones down)

5 transizioni dinamiche

Nadi’s Mudra: ruotare entrambe i polsi permettendo alle dita e ai gomiti di espandersi in tutte le direzioni,dall’interno verso l’esterno. Ripetere a piacere 3/5 rotazioni complete

Agni Vinyasa
Chakra:
Manipura

Inspirare / Espirare: Vajrasana. Inspirare: mani sul plesso solare, tenere  il busto eretto e inclinarlo in avanti. Espirare: il busto eretto e tornare al centro; ripetere internamente il mantra: Om Mani Padme Om

5 ripetizioni dinamiche

Inspirare: mani e ginocchia a terra. Espirare: (Jump Back) Chaturanga Dandasana. Inspirare: Bhujangasana. Espirare: Adho Mukha Svanasana. Inspirare: gamba destra avanti, Virabhadrasana  A, 5 respiri. Inspirare: transizione dinamica salire sulle punte dei piedi. Espirare: Parsvottanasana con le mani a preghiera sul plesso solare. Inspirare: flettere il ginocchio avanti con le braccia stese in Virabhadrasana A. Inspirare: salire sulle punte dei piedi con le braccia estese lungo il corpo. Espirare: Parsvottanasana con le mani a preghiera sul plesso solare.

5 cicli dinamici

Ripetere Surya Namaskara B fino ad Adho Mukha Svanasana

Inspirare: gamba sinistra avanti. Espirare: Virabhadrasana A

Ripetere tutto sul lato sinistro fino a Samasthiti.

Shakti Flows in Mezza Luna
Chakra:
Anahata

Utkatasana

Inspirare: gamba sinistra indietro,braccia parallele alla terra. Espirare: Virabhadrasana B, 5 respiri

Dancing Warrior

Affidarsi all’amore, non richiede il controllo

6 ripetizioni dinamiche

Inspirare: su le braccia, il busto scende verso la gamba destra. Espirare: flettere la gamba sinistra, portare il busto e le braccia verso sinistra. Inspirare:  lo sguardo è rivolto alla mano che sale (destra). Inspirare: inconditional Love & Action while surrending, staccare dal suolo il piede sinistro. Espirare: atterrare con le punte delle dita della mano destra davanti al piede destro in Harda Chandrasana  oppure fermarsi prima in Stick Pose (posizione di equilibrio intermedia laterale). Inspirare: portare le braccia verso il cielo e il piede sinistro verso il destro in Hastasana, 5 respiri.

Inspirare: Utkatasana, 5 respiri

Inspirare: gamba destra indietro in Virabhadrasana B e ripetere tutta la sequenza fino a Samasthiti.

Nada Krama
Chakra:
Visuddha

Prendere due mattoncini yoga e disporli vicini tra di loro sul tappetino.

Inspirare: salire con i talloni sui mattoncini in Samasthiti.

Espirare:  Malasana, mantenendo i talloni sui mattoni. Inspirare: gomiti all’interno delle ginocchia e mani a preghiera, invitare le spalle ad aprirsi attivando i gomiti, 5 respiri.

Inspirare: mani a terra, peso del corpo in avanti, sollevare i piedi, le ginocchia ai gomiti: Bakasana. Espirare: pronunciare il mantra Om tornando con i talloni sui mattoncini. Inspirare: entrare in Bakasana seguendo il suono dell’inspirazione Ujjayi.

8 cicli dinamici e  sonori

Malasana

Inspirare: mani a terra, sguardo avanti; Bakasana. Espirare: (Jump back) Chaturanga

Inspirare: Bujangasana. Espirare: Adho Muka Svanasana. Inspirare: (Jump Through) Ardha Uttanasana, agganciare gli alluci. Espirare: testa alle ginocchia in Pada Hastana, 5 respiri

Third eye drums
Chakra:
Ajna

Samasthiti: Inspirare in Utkatasana, ripetere internamente il mantra: Sho (dorso delle mani a contatto). Espirare: Uttanasana, esternare il mantra Ham battendo i palmi delle mani a terra, occhi aperti e rilassati, dristi Nasagrai (guardare la punta del naso)

16 ripetizioni dinamiche respirando molto lentamente, consapevolezza in Uddiyana Bandha e Mula Bandha, gli occhi aperti aiutano a mantenere equilibrio e pressione sanguigna regolare (fate attenzione a non chiuderli potreste perdere l’equilibrio o sentire vertigini).

Inspirare: Utkatasana; Nadi’s Stretch, poi intrecciare le dita fra di loro con i palmi rivolti al cielo, gomiti estesi, aprendo il petto e le spalle, 5 respiri.

Shakti & Shiva Dance
Chakra:
Sahasrara

Beyond the Flow

Siamo testimoni della fusione tra gli opposti, l’unione tra maschile e femminile, luce ed ombra, microcosmo e macrocosmo: ripetiamo interiormente e con gratitudine il mantra Om.

Inspirare: Tadasana, mani in preghiera, 5 respiri rilassando bene collo e mandibola.

Inspirare / Espirare: sollevare il piede sinistro e posizionarlo all’interno della coscia destra, mano destra sul fianco: Vrkasana Variation con lo sguardo all’orizzonte lontano verso destra o sinistra (Parsva dristi), 5 respiri.

Inspirare / Espirare: sollevare le braccia, mani in Crown Mudra. Inspirare: rilassare la testa leggermente all’indietro, Nasagrai dristi, mantenere la posizione dell’Albero se possibile fino a 23 respiri Ujjayi con la presa dei Banha per restare in equilibrio senza irrigidire spalle e collo.

Inspirare / Espirare: tornare al centro con la testa e con entrambe le mani sui fianchi, portare il piede sinistro a terra: Samasthiti

Ripetere tutto con il piede destro fino a Tadasana.

Relax

Distendersi in  Shavasana, almeno per 5 minuti ascoltare / sentire l’energia vitale fluire in ogni punto del proprio corpo; essere felici nel presente

Sedersi in Siddhasana per cantare il Mangala Mantra:

“Swasthi- Praja Bhyaha Pari Pala Yantam
Nya-Yena Margena Mahi –Mahishaha
Go- Brahmanebhyaha –Shubhamastu- Nityam
Lokaa- Samashta  Sukhino- Bhavanthu”

OM
Shantih  Shantih  Shantih
OM

Si consiglia di praticare con la musica di Arturo Benedetti Michelangeli al quale è dedicato questo articolo e questo flow: un esempio di arte pianistica libera di fluire al di là dello spazio e del tempo risvegliando con le sue onde sonore il Flow della Shakti in ognuno di noi!

Su YouTube è possibile trovare numerosi brani di Chopin, Debussy, Beethoveen, Ravel, Scarlatti, Shuman interpretati dal maestro Arturo Benedetti Michelangeli.

In particolare durante la pratica del Flow, si consigliano:

  • Chopin, Ballada n.1 in G minor opera 23
  • Chopin, Piano Sonata n.2 in B-flat minor opera 35
  • Debussy, Preludes, Danseuses de Delphes
  • Debussy, Preludes, La fille aux cheveux de lin
  • Debussy, Images, Reflets dans l’eau
  • Debussy, Images, Hommage à Rameau
  • Debussy, Images, Poissons d’or
  • Ravel, Adagio Concerto per pianoforte, diretto da Sergio Celibidache

Vi invitiamo a leggere anche l’articolo Il Flow della Shakti” nella versione  descrittiva ed esplicativa pubblicato sullo Yoga Magazine.

Janine Claudia Nizza.
Insegnante Vinyasa Yoga Flow dal 2002.
Expert Registered Yoga Teacher 500 Plus Yoga Alliance International.
Docente e autrice del TTC Vinyasa Yoga Flow 250 Online 2020/21 per la scuola di formazione HaraBenessere.
Docente del Corso Vinyasa Yoga Flow per FAO Staff Coop.

Autrice di numerosi articoli per: Vivere lo Yoga, Yoga Journal Italia, Yoga Magazine e Yoga Pills.
Info: www.yogaflow.it

Surya Namaskara, quando è nato il Saluto al Sole?

A differenza di quanto ritenuto comunemente il famosissimo Saluto al Sole (Surya Namaskara) non ha antichissime origini ed è praticamente sicuro che ai tempi dei Veda (oltre 2.000 anni fa) nessuno lo praticasse. C’era ovviamente il culto del sole, ma non la sequenza di asana oggi eseguita in tutto il mondo.
surya namaskaraTra i pochissimi che ancora provano a sostenere tali origini antiche c’è Christopher Tompkins che si è focalizzato sulla setta proto-tantrica Pāśupata nata a partire dal II secolo. Secondo Tompkins le pratiche di circumnavigazione del linga rappresentante il “sole” Siva proprie di questa setta sarebbero da accostare al Surya Namaskara come sua vera origine storica. Egli sostiene che all’interno di queste “camminate” rituali venivano usate pose corporee riprese dalla tradizione della danza sacra indiana rintracciabili nel Nātyaśāstra, l’opera indiana più importante dedicata all’arte teatrale. È difficile però incontrare in quest’opera descrizioni che possano ricordare la sequenza del saluto al sole.

Risulta anche difficile dimostrare che Krishnamacharya, come invece pretenderebbe Tompkins, conoscesse il commento ai Pāśupata Sūtra. Anche oggi nelle montagne sacre indiane si possono vedere sadhu che seguono quei modelli di camminata probabilmente non diversi da quelli di cui sopra. Classica è la sequenza costituita dal lancio di una pietra davanti a sé, inginocchiamento ritmico, prostrazione totale del corpo, ripresa della pietra in mano, alzata, un altro passo (o pochi passi avanti) e ancora lancio della pietra, ecc. È una pratica nota con il nome di dandavat parikrama. In questa sequenza, giocando di fantasia, potrebbe essere possibile ravvisare alcuni movimenti che potrebbero far pensare ad asana del saluto al sole: in particolar modo Chaturanga Dandasana e Bhujagasana. Ma le analogie sono troppo lontane.

Gli storici dello yoga tendono a riportare le origini del Surya Namaskara all’inizio del XX secolo. Una prima testimonianza si trova nelle pubblicazioni di Bhavanarao Pant Pratinidhim (1868-1951), raja di Aundh, piccolo principato dell’India governato dai britannici che nel 1928 scrisse Surya Namaskars (Sun Adoration)  for Health, Efficiency and Longevity.

Bhavanarao era il terzo figlio e pareva non destinato a governare. A differenza, quindi, di molti principi si dedicò agli studi. Era molto interessato all’arte ed alla cultura fisica ed in particolare per quanto riguarda quest’ultima approfondì la conoscenza del wrestling e del mallakhamb (sport tradizionale indiano in cui si eseguono posture yoga aeree e prese di wrestling in concerto con un palo fisso in legno). Praticava lui stesso gli esercizi di Sandow, un tedesco considerato ai tempi l’uomo più forte d’Europa e molto famoso in India probabilmente perché ai tempi gli indiani cercavano di ricostruire una identità di popolo “muscolarmente” forte perché spesso considerati deboli dagli Inglesi. La diffusione del body building di Sandow fu permesso anche dai numerosi libri (anche fotografici) che lui pubblicò.

Non è chiaro come Pant arrivò alla definizione della sequenza del Surya Namaskara. Nella sua biografia si dice solo che: “il raja stesso svolgeva questi esercizi di devozione al sole, molto regolarmente da quando il suo collega ed amico il vecchio raja di Mirai gli consigliò di farli”.

Egli insistette dapprima che i suoi figli lo praticassero e successivamente tutti i ragazzi a scuola. Nel 1923 scrisse un libro in Marathi su tale pratica che fu poi tradotto in inglese.

Egli vedeva in questa sequenza una alternativa tipicamente indiana agli stili ginnici di matrice europea. Il Surya Namaskara veniva visto come esercizio per l’allungamento e il rafforzamento dei muscoli e delle articolazioni, una pratica che servisse a lavorare sul corpo nel suo complesso e dunque il saluto al sole veniva considerato come pratica prettamente salutistica.

Nel 1927 spiegò al “Times  of India” i benefici di questa pratica: “La grande particolarità ed importanza della pratica del Namaskara consiste nel fatto di poter essere eseguito in qualsiasi ora, in qualsiasi stagione, a tutte le età e sia da uomini che donne” (quest’ultimo è senz’altro un elemento di grande modernità visto quanto poco lo yoga fosse pensato per le donne. Pensate a quanto faticò Indra Devi, donna e pure occidentale, a farsi accettare come allieva da Krishnamacharya).

Il raja considerata la grande importanza che attribuiva alla pratica decise di portarla all’estero. Egli fece girare un piccolo filmato e lo diffuse in tutti i paesi che visitò. Quando arrivò in Inghilterra una giornalista (Louise Morgan) ne fu così affascinata da scrivere una serie di sei articoli per il News Chronicle, famoso quotidiano dei tempi. Gli articoli erano corredati da fotografie dello stesso “inventore” della pratica e di uno studente di Oxford.

L’interesse che queste pubblicazioni suscitarono lo portarono nel 1938 a scrivere il libro “The Ten-Point Way to Health. Surya Namaskars”.

Anche il figlio di Pant Pratinidhim, Apa, che intraprese la carriera del diplomatico quando Aundh ritornò in mano al governo indiano, scrisse nel 1970 un’operetta sul Sūrya Namaskāra:  “Surya Namaskar, an Ancient Indian Exercise”.

Tutti questi trattati sul saluto al sole difficilmente parlano di Yoga e questo fa capire come le due pratiche non fossero considerate correlate.

Nel bellissimo libro “The Yoga Body”, Mark Singleton afferma che il Sūryanamaskāra sia stato inventato proprio da Patinidhi Pant, nonostante il Rāja più volte affermi nel suo testo, secondo un modello espositivo tipicamente induista, che non si tratti di una sua invenzione, bensì di una tradizione di antica origine marathi. Tuttavia, come ben sottolinea Singleton, non esiste alcuna prova testuale esplicita che la sequenza Sūryanamaskāra sia stata praticata prima del XX secolo.

Successivamente a tali pubblicazioni la notorietà di questa sequenza continuò a crescere soprattutto a Mysore, grazie a Krishnamacharya.

All’inizio degli anni ’30, Krishnamacharya aveva assegnato ad un altro insegnante (suo allievo) una classe di di preparazione fisica allo yoga in cui veniva praticato il Surya Namaskara, oltre a forme di allenamento di estrazione occidentale (non molto yogiche, quindi). Successivamente tale classe di allenamento fu fusa con quella seguita direttamente dal famoso maestro indiano e questo induce a ritenere  che il saluto al sole non fosse ritenuta una sequenza di asana, ma di movimenti preparatori allo Yoga vero e proprio.

Krishnamacharya presentò il Surya Namaskara nello Yoga Makaranda, scritto nel 1934 (quindi alcuni anni dopo Pant Pratinidhim). Sembra certo che Krishnamacharya fosse stato influenzato nella messa a punto del suo stile dalla tradizione ginnico-marziale praticata nella casa reale di Mysore, dall’addestramento militare britannico (pare quasi incredibile che qualcosa di militare ed occidentale sia presente nello yoga che oggi noi pratichiamo) e, ovviamente, dalla pratica spirituale: è ovviamente l’enfasi sul respiro e sulla devozione che distinse il suo insegnamento dello yoga da una dimensione puramente atletica insieme alla componente “vinyasa” ossia di collegamento dei vari asana in una dinamica fluida.

Allievi di Krishnamacharya divenuti a loro volta maestri sono stati fondamentali nella strutturazione di larga parte della storia dello yoga moderno: basti pensare a Pattabhi Jois, fondatore dell’Asthanga Yoga o a B.K.S. Iyengar, fondatore dello Iyengar Yoga, o a Indra Devi. Questi (e altri) maestri hanno continuato a insegnare il Sūrya Namaskāra a migliaia di allievi di tutte le nazionalità. Tra i più importanti “divulgatori” del Surya Namaskara negli USA (ed in particolare in California, dove già pochi anni prima aveva insegnato anche Pattabhi Jois) si ricordano l’insegnante di Ashtanga Yoga, Tim Miller, e l’insegnante di Iyengar Yoga, Roger Cole.

E così il saluto al sole è diventato uno dei pilastri della pratica attuale dello yoga anche se nato come separato dallo stesso sebbene nella stessa patria e respirando la medesima aria. Studiando si può comprendere sempre di più come il “nostro” concetto di Yoga (per quanto spesso definito tradizionale da maestri ed insegnanti di vario tipo) sia molto lontano e distante da quello che l’India ha sempre definito Yoga (basti vedere la scarsa importanza data alle asana da Patanjali, ma anche da Vivekananda che portò lo Yoga in occidente alla fine del XIX secolo).

Questo Articolo è tratto dal blog Savitri Magazine di Massimo Mannarelli e Sibilla Vecchiarino, che si ringraziano per il prezioso contributo.

Sibilla Vecchiarino. Praticante di Yoga da circa 20 anni e insegnante (certificata CONI) dal 2014. Ha studiato e conseguito il proprio diploma di insegnante presso Sathya Yoga di Monza, scuola di Amrita Ceravolo. Ha altresì diploma di insegnante dei 7 Riti Tibetani conseguito con la Maestra Silvia Salvarani.

Ha tenuto corsi in vari centri del milanese e oggi insegna a Milano presso La Voce del Corpo. Tiene seminari con il marito Massimo Mannarelli con cui ha approfondito e studiato il collegamento tra Yoga e preghiera islamica e Sufismo.

Collabora fin dalla sua nascita con la testata dedicata allo Yoga “Yoga Magazine“. Insieme al marito scrive sul blog Savitri Magazine, diario del percorso di conoscenza e del cammino spirituale dei suoi fondatori. Ha viaggiato in Iran e India dove ha conosciuto luoghi sacri di diverse tradizioni e ne ha approfondito lo studio.

Come costruire una sequenza

Cosa imparano gli allievi che decidono di frequentare un corso per diventare insegnanti di yoga? Tante, tantissime cose, tanta teoria, tanta pratica, e tra queste c’è anche una parte dedicata alla costruzione di una sequenza.
Eh già, perché le posizioni che vengono proposte dai maestri non sono messe a caso, sono un vero e proprio percorso. Ogni āsana deve stare al suo posto, c’è un inizio e una fine: è un cammino, e questo vale anche per l’Ashtanga Yoga e il metodo Sivananda con la sua Serie Rishikesh, due stili che hanno delle sequenze ben precise che sono sempre uguali, con piccole variazioni.

Ecco qualche suggerimento per costruire una sequenza se volete praticare a casa da soli:

Solitamente è sempre bene iniziare da Shavasana. Ci vuole tempo per sconnettersi dal mondo, se poi si è appena usciti dal lavoro, è bene prendersi qualche minuto per rilassarsi e portare l’attenzione al nostro corpo, al nostro respiro.

Si può proseguire sdraiati a terra con posizioni molto semplici. Si possono piegare le gambe mantenendo le piante dei piedi a terra, per poi salire con la testa e le spalle e portare le braccia avanti e le mani tra le cosce, compiendo una profonda espirazione, ripetendo per quattro, cinque volte. Poi, per esempio, sarebbe bene sedersi a gambe incrociate e inserire un pranayama o un kriya come Kapalabhati, per ripulire i nostri polmoni, purificarci, ampliare la capacità respiratoria e prepararci alla pratica.

Dopo questa fase si possono inserire degli allungamenti molto semplici ai lati, magari restando ancora a gambe incrociate, oppure alzandosi in piedi, partendo da Tadasana.
Poi si possono eseguire posizioni per migliorare la resistenza muscolare e l’equilibrio, come Garudasana, Vrikshasana, Virabhadrasana, Trikonasana o simili, per poi proseguire a terra, partendo da Virasana, e praticare Pashimottanasana, Ushtrasana o altro, posizioni avanzate che si possono considerare il vertice della sequenza.

Padahastasana, Pashimottanasana, Ardha Matsyendrasana

Una cosa fondamentale è ricordarsi sempre delle controposizioni. Per esempio, se pratico Padahastasana, quando torno nella posizione eretta in Tadasana, sarà bene eseguire una breve estensione indietro, per compensare la precedente chiusura, o viceversa.

Dopo aver eseguito āsana intense e che hanno richiesto un forte allungamento, come Pashimottanasana, è consigliabile praticare una torsione, che potrebbe essere Ardha Matsyendrasana. Se poi lavoriamo sull’allungamento degli ischiocrurali, è bene ricordarsi di lavorare anche sull’allungamento dei quadricipiti.

Si tratta di un vero e proprio lavoro di riequilibrio del nostro corpo, oltre che mentale.

Al termine della pratica si possono eseguire delle posizioni di ritorno e di rilassamento, come Ananda Balasana, da tenere a lungo, per poi concludere sempre come si era iniziato, in Shavasana; chi preferisce ed è già più esperto, può sedersi a gambe incrociate, per prepararsi alla meditazione finale.

Una pratica deve sempre durare all’incirca un’ora, un’ora e mezza ma non dimentichiamoci che possiamo praticare anche soltanto per dieci minuti se non abbiamo tempo, l’importante è seguire questo principio di costruzione di una sequenza e mantenere ogni posizione per almeno un minuto, cioè per una decina di respiri (questo per quanto riguarda stili di yoga non dinamici).

Saluto al Sole classico

Se pratichiamo di giorno, possiamo introdurre il Saluto al Sole, posizioni più avanzate e di estensione come Ushtrasana, se invece pratichiamo la sera dopo il tramonto, è bene eseguire posizioni più rilassanti e di chiusura, come Pashimottanasana o Padahastasana, per rallentare il battito cardiaco e agevolare il riposo notturno.

Tutte le posizioni che pratichiamo hanno uno scopo ben preciso, che è quello di imparare a stare comodi e seduti a lungo a gambe incrociate o in Padmasana (la Posizione del Loto) per meditare.

Perché non dimentichiamoci che lo yoga senza la meditazione (e la corretta respirazione oltre che la presenza mentale – ndr) non è altro che pilates.

Buona pratica a tutti!

Dejanira Bada, scrittrice, giornalista dal 2008, istruttrice mindfulness e insegnante di yoga (500 RYT) è nata a Jesi (AN) nel 1984 e vive e lavora a Milano. E’ la fondatrice del progetto MindfulnessWave.
Da maggio 2017 a ottobre 2018 ha scritto per il sito Il Giornale dello Yoga. Dal 2019 collabora saltuariamente con la rivista Yoga Magazine e il sito Yoga Pills.

Stretch Your Soul

Vinyasa per l’Ileo-psoas, detto anche “muscolo dell’anima”
Sequenza di Janine Claudia Nizza (Yoga Flow)

NOTA: All’interno di questo “Flow” potete inserire un riscaldamento con 5 saluti al sole (A e B) usando sempre la respirazione Ujjiay (dall’inizio alla fine) e seguendo la numerazione dei Vinyasa di “Stretch Your Soul” posti sotto ogni transizione o Asana nelle didascalie.

Le nostre risorse spirituali risiedono anche nel corpo e possiamo attingervi attraverso lo Yoga; il muscolo Ileo-psoas strettamente e profondamente connesso non solo in modo funzionale alla nostra vita, è l’argomento di questo Vinyasa attraverso il quale si può praticare l’ascolto e l’allungamento dei suoi profondi limbi dalle inserzioni toraciche e del bacino. In queste aree i Chakra più legati alle emozioni ed alla personalità concorrono allo sviluppo o meno di un sano rapporto con i centri Manipura, Swadistana e Muladhara.

Molto spesso le notizie che i media ci rivolgono sono negative e ci fanno sentire alienati, divisi. Allora il nostro corpo assorbe tutto come una garza, comprese  la paura e la sofferenza che percepiamo in noi e negli altri. Pensiamo di non poter far nulla per cambiare il male in bene, ma la nostra pratica quotidiana di yoga può gradualmente farci ritrovare la “voce dell’Anima” che ci incoraggia e che ci dà la forza di aiutare non solo noi stessi ma anche gli altri!

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Questa non è soltanto un’Era caotica ma anche un’Era piena di possibilità. L’energia vitale chiamata Kundalini (che lo yoga ci insegna a risvegliare attraverso l’attenzione al respiro) è “dentro” di noi ed è proprio per questo che ogni giorno possiamo trasformare la sofferenza in gioia e la malattia in guarigione partendo dalla nostra pratica. A volte durante la nostra pratica sentiamo che inspiegabilmente qualche parte di Asana che ci riusciva benissimo non viene più come prima.
Non sappiamo spiegarci da cosa dipenda, ci sentiamo soli di fronte a mille domande… che cosa sta accadendo? La verità è che lo Yoga praticato regolarmente porta in superficie anche i traumi del passato e li manifesta a suo modo attraverso il corpo: ferite inconsce che il nostro Ego ha sotterrato per non soffrire, riemergono quando la nostra consapevolezza riprende a svilupparsi.

Ricordiamo che oltre a  stabilizzare la colonna per camminare e per stare seduti l’Ileo-psoas ci consente di ”non  pensare:” agisce e basta grazie alla ripetizione dei nostri movimenti per esistere. Quindi è un muscolo “intelligente”, sensibile ai nostri stati d’animo e respiratori!

L’Ileo-psoas (una combinazione di due muscoli che hanno inserzione nella 12esima vertebra toracica e nella cresta iliaca) si lega visceralmente al nostro essere funzionale ed esistenziale. L’Ileo-psoas è profondamente connesso con le nostre emozioni e con il nostro “vero Sè”; in questa sequenza troverete non solo sollievo dall’irrigimento che percepite nella stazione eretta o quando camminate, ma anche la flessibilità e la fluidità che da questa deriva se praticata regolarmente!

Cercate letteralmente di “espandervi” nel ciclo completo dell’Albero Respiratorio che ossigena il vostro corpo in fase inspiratoria  ed elimina l’anidride carbonica in fase espiratoria.

Ricordate è molto importante durante la sequenza essere consapevoli del “reclutamento” ovvero la corrispondenza sinergica della pressione delle mani e dei piedi nella terra per attivare i muscoli pelvici e addominali, Uddiyanabandha e Mulabandha.
Iniziate con il lato destro e a fine sequenza continuate con il lato sinistro (ripetendo due volte per lato sentirete nel terzo e quarto Vinyasa una piacevole sensazione di apertura e allenamento nei muscoli del bacino e del torace) e finite con la posizione di Padmasana e poi di relax a terra in Shavasana.

Dedichiamo al termine della pratica gli  Om finali alla Pace:
Om Shantih Shantih Shantih OM!
Credits: Foto by Glauco Dattini

Janine Claudia Nizza.
Insegnante Vinyasa Yoga Flow dal 2002.
Expert Registered Yoga Teacher 500 Plus Yoga Alliance International.
Docente e autrice del TTC Vinyasa Yoga Flow 250 Online 2020/21 per la scuola di formazione HaraBenessere.
Docente del Corso Vinyasa Yoga Flow per FAO Staff Coop.

Autrice di numerosi articoli per: Vivere lo Yoga, Yoga Journal Italia, Yoga Magazine e Yoga Pills.
Info: www.yogaflow.it