Lo haṭḥayoga è una pratica di “alchimia interiore” finalizzata alla modificazione di processi naturali del corpo e all’utilizzazione di una o più sostanze chiamate “amṛta” o, talvolta, “soma”. L’amṛta dovrebbe prima essere accumulata nel corpo e quindi utilizzata per ottenere il ringiovanimento, l’aumento della vitalità, la resistenza alle malattie ed uno stato di costante beatitudine definito ānanda.
La percezione e l’utilizzazione di amṛta, secondo gli yogi medioevali, viene accompagnata dall’insorgere delle siddhi, particolari abilità fisiche e psichiche come l’acquisizione di una forza sovrumana, la capacità di comprendere e parlare tutte le lingue, o il potere di attrarre sessualmente ogni persona dell’altro sesso. Queste “abilità”, che nella nostra epoca potrebbero essere considerate suggestioni da film di fantascienza, secondo gli autori indiani di epoca medioevale e moderna – dall’VI al XVIII secolo – erano i frutti ordinari della pratica dello haṭḥayoga. Si legge nella Gorakṣa Saṃhitā (2.48):
Se la lingua [di uno yogin] tocca costantemente l’apice dell’ugola, provocando il flusso di un succo -amṛta – [che può avere] sapore salato, caldo o acido e [può essere simile al] latte, miele o burro chiarificato [avrà luogo] la scomparsa delle malattie, l’annientamento della vecchiaia, la recitazione [spontanea] degli śāstra e degli agama [ovvero i testi di insegnamento tradizionali], l’immortalità connessa con le otto [siddhi], e [inoltre] si attrarranno irresistibilmente le “donne perfette”.
Tra i molti di manuali di haṭḥayoga in cui vengono descritti i processi di produzione e utilizzazione dell’amṛta, e la conseguente acquisizione di poteri psichici, la Gorakṣa Saṃhitā – detta ancheGorakṣa Paddhati – sembra essere il più antico o comunque, quello più in linea con gli insegnamenti originari.
In questo libro esamineremo le tecniche descritte nei primi cento versetti del testo di Gorakṣa – dalla pratica degli āsana alla meditazione sull’Oṁ – e le confronteremo con gli insegnamenti del buddhismo tantrico, nel cui ambito, molto probabilmente, è nato e si è sviluppato ciò che oggi definiamo haṭḥayoga.